Quando più di venti anni fa i primi intrepidi pionieri della Piana Fiorentina presentarono le loro proposte all'amministrazione pubblica non sapevano che esito avrebbero avuto, ma una grande fiducia muoveva i loro passi...Semplici cittadini, studenti universitari, professionisti, amici della piana, espressero a diverso titolo e sotto bandiere diverse, ma unite in uno stesso intento, la volontà di fare di tutto affinché una parte più ampia possibile della "piana naturale", fosse in qualche modo conservata. Alcuni credevano che fosse necessario convertire le aree umide e le fasce vegetazionali residue (fasce definite poi meglio come corridoi ecologici) in zone a stretta protezione, altri si accontentavano di mantenere il più possibile lo status quo. Conservare per essi stessi e per i propri nipoti. In seguito si affermò a livello globale la definizione meglio compiuta di biodiversità, definizione che si applica persino su scala territoriale.
Da allora tanta acqua è piovuta nella pianura e tanto, troppo di quello che rappresentava un pericolo per la naturalità e la biodiversità comprimeva e comprime sempre più le residue "aree naturali".
Qui non si tratta di criminalizzare lo sviluppo tecnologico e la crescita urbanistica in quanto tale, ma quello che è mancato e che manca ancora oggi è un piano generale che tenga conto dell'importanza che riveste la natura e la biodiversità, per l'uomo di oggi e ancor più per quello di domani.

domenica 19 giugno 2011

Stagni a secco nella Piana


Ormai il caldo e la scarsità delle piogge primaverili hanno molto ridotto il livello idrico della Piana.
Questo succede ogni anno, ma succede anche un'altra cosa che ha grande importanza e forte impatto ambientale sulle specie nidificanti: i lavori di manutenzione nei laghi di caccia.
Ovvio è che la manutenzione vada fatta, in una piana completamente antropizzata non ci si può aspettare un'azione modellatrice naturale, questo non è più possibile dove la presenza dell'uomo è cosi incisiva, e forse non accade più neanche nelle lande più selvagge del pianeta.
Capita però, come quest'anno, che vengano prosciugati contemporaneamente molti dei laghi della Piana; NON VA BENE, diciamolo subito e senza indugio. Bisogna organizzarsi! Superare le difficoltà di rapporto fra "lagaioli" (se ci sono) e fra settori e competenze territoriali e stilare un piano (almeno triennale) che permetta di alternare i lavori di manutenzione (a rotazione) necessari per impedire l'interramento stesso dei laghi che avverrebbe comunque, a lungo andare, in assenza di manutenzione.
PROPOSTA:
creare in ambito inter-provinciale un gruppo di lavoro su questo problema specifico che coinvolga i diretti gestori (e le eventuali associazioni), le Amministrazioni locali competenti, le Università e i Consorzi di bonifica allo scopo di risolvere sia i noti problemi di approvvigionamento idrico, sia la calendarizzazione della manutenzione negli stagni.....Come fare per realizzare questo progetto? Non è uno scherzo e ogni consiglio è il benvenuto...

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