Quando più di venti anni fa i primi intrepidi pionieri della Piana Fiorentina presentarono le loro proposte all'amministrazione pubblica non sapevano che esito avrebbero avuto, ma una grande fiducia muoveva i loro passi...Semplici cittadini, studenti universitari, professionisti, amici della piana, espressero a diverso titolo e sotto bandiere diverse, ma unite in uno stesso intento, la volontà di fare di tutto affinché una parte più ampia possibile della "piana naturale", fosse in qualche modo conservata. Alcuni credevano che fosse necessario convertire le aree umide e le fasce vegetazionali residue (fasce definite poi meglio come corridoi ecologici) in zone a stretta protezione, altri si accontentavano di mantenere il più possibile lo status quo. Conservare per essi stessi e per i propri nipoti. In seguito si affermò a livello globale la definizione meglio compiuta di biodiversità, definizione che si applica persino su scala territoriale.
Da allora tanta acqua è piovuta nella pianura e tanto, troppo di quello che rappresentava un pericolo per la naturalità e la biodiversità comprimeva e comprime sempre più le residue "aree naturali".
Qui non si tratta di criminalizzare lo sviluppo tecnologico e la crescita urbanistica in quanto tale, ma quello che è mancato e che manca ancora oggi è un piano generale che tenga conto dell'importanza che riveste la natura e la biodiversità, per l'uomo di oggi e ancor più per quello di domani.

lunedì 7 ottobre 2019

La qualità delle acque di fiumi e laghi in Toscana

Nel rapporto sono poi contenuti approfondimenti relativi a vari aspetti specifici del monitoraggio, quali:
  • La ricerca di sostanze pericolose sul biota, condotta in modo sperimentale per il secondo anno, conferma qualità non buona su tutti i punti campionati.
  • La segnalazione di situazioni di forte alterazione dell’ambiente di pertinenza fluviale, anche a seguito di attività altamente invasive operate da parte di alcuni Consorzi di Bonifica, che, pur dettate dalle necessità di prevenzione del rischio idrogeologico, determinano un degrado ambientale che contribuisce al progressivo allontanamento dall’obiettivo previsto dalla Direttiva Europea 2000/60 EU di raggiungere lo stato ecologico buono su tutti i corpi idrici naturali entro il 2021 (o 2027, tenendo conto delle deroghe applicate nel vigente Piano di Gestione).
  • L'appicazione dell'Indice qualità morfologica - IQM riporta risultati di qualità da sufficiente a pessima, indicativi di profonde alterazioni morfologiche e di habitat subite dai corsi d'acqua, che si riflettono negativamente sulla qualità ecologica degli stessi e allontana dall'obiettivo di qualità previsto dalle normative europee.
Per quanto riguarda laghi e invasi, il 28% è in stato buono/elevato, contro il 65% sufficiente.
Nelle acque di transizione la distribuzione percentuale della qualità ecologica riporta l’8% dei corpi idrici buoni, contro il 92% sufficiente. La criticità principale è imputabile alla qualità del sedimento. Per quanto concerne lo stato chimico, il 75% dei corpi idrici risulta buono, contro un 25% di non buono.

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