Quando più di venti anni fa i primi intrepidi pionieri della Piana Fiorentina presentarono le loro proposte all'amministrazione pubblica non sapevano che esito avrebbero avuto, ma una grande fiducia muoveva i loro passi...Semplici cittadini, studenti universitari, professionisti, amici della piana, espressero a diverso titolo e sotto bandiere diverse, ma unite in uno stesso intento, la volontà di fare di tutto affinché una parte più ampia possibile della "piana naturale", fosse in qualche modo conservata. Alcuni credevano che fosse necessario convertire le aree umide e le fasce vegetazionali residue (fasce definite poi meglio come corridoi ecologici) in zone a stretta protezione, altri si accontentavano di mantenere il più possibile lo status quo. Conservare per essi stessi e per i propri nipoti. In seguito si affermò a livello globale la definizione meglio compiuta di biodiversità, definizione che si applica persino su scala territoriale.
Da allora tanta acqua è piovuta nella pianura e tanto, troppo di quello che rappresentava un pericolo per la naturalità e la biodiversità comprimeva e comprime sempre più le residue "aree naturali".
Qui non si tratta di criminalizzare lo sviluppo tecnologico e la crescita urbanistica in quanto tale, ma quello che è mancato e che manca ancora oggi è un piano generale che tenga conto dell'importanza che riveste la natura e la biodiversità, per l'uomo di oggi e ancor più per quello di domani.

lunedì 23 novembre 2009

Rapidi cambiamenti e lento recupero dei Renai

In questi giorni i Renai di Signa sono balzati di nuovo alla cronaca per
un fatto oggettivo che, come spesso accade in questi casi, ha però una
connotazione meramente politica; la mancata o tardiva
realizzazione della prevista cassa di espansione ha infatti dato il "destro" e
l'occasione di una denuncia politica da parte dell'opposizione.
Le casse di espansione sono uno strattagemma per impedire che le piene
devastino le zone abitate e teoricamente anche una potenziale occasione
per rivalutare la gestione del territorio in senso naturalistico. La
trasformazione dei Renai passa però attraverso un accordo con i renaioli,
che prevede lo sfruttamento delle ghiaie (le rene appunto), la cui
estrazione muterà la conformazione al territorio, nel verso
previsto dal progetto di valorizzazione dell'area, che diverrà così
fruibile ai cittadini. Senza entrare nel merito, è invece necessario
sottolineare il metodo a dir poco brutale con il quale vengono eseguiti
di solito questi interventi. Il progetto disegnato sulla carte non tiene
quasi mai conto delle risorse presenti, come le alberature, che verranno
sostituite con piccoli alberelli piantati ex novo. Per quanto funzionale
alle nuove esigenze, la gran parte del territorio dei Renai risulterà
privato di importanti alberature e solo il trascorrere dei decenni potrà
riportare la vegetazione al rigoglio di un tempo.....

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