La piana è una grande distesa imbiancata, e di notte la temperaturà scenderà molto al di sotto dello zero. In queste condizioni è bene ricordare che l'attività venatoria è regolata dalla legge, ovvero è vietata in caso di copetura nevosa "in tutto o nella maggior parte", come recitano gli articoli di legge.
Art 21 comma 1 lettera "m" della Legge 157/92
"..cacciare su terreni coperti in tutto o nella maggior parte di neve, salvo che nella zona faunistica delle Alpi, secondo le disposizioni emanate dalle regioni interessate;..."
....e art. 33 comma 6 della Legge regionale Toscana 3/94
"..E' fatto divieto di cacciare quando il terreno sia in tutto o nella maggior parte ricoperto di neve, e comunque a distanza inferiore a m. 300 da aree innevate. "
Questi sono giorni di grande stress energetico per la fauna che fatica a mantenere la temperatura corporea a livello accettabile; ad eccezione di qualche "fortunato" che vive in tane sotterranee coperte dalla neve (piccoli mammiferi, rettili, anfibi...) o in cavità di muri e alberi (picchi, cinciallegre, storni...), molti altri animali passano le notti all'addiaccio. Quando il gelo e la neve fra pochi giorni passeranno i sopravvissuti saranno occupati a cercare di recuperare l'energia perduta (sotto forma di grasso) e saranno molto meno attenti ai pericoli che li minacceranno. Sarebbe davvero un comportameto responsabile (etico e civile) da parte dei cacciatori lasciare a questi animali il tempo di recuperare prima di riprendere l'attività venatoria...ma chissà se la civiltà ancora alberga nella Piana....
Questo spazio è dedicato a tutti coloro che hanno a cuore la natura della Piana fiorentina, pratese e pistoiese. Principale ambizione del blog è di cambiare presto il titolo in "siamoAmicidellapiana"; questo potrà accadere solo grazie tutti coloro che volendo collaborare, daranno il proprio contributo in questo spazio. SALVIAMO IL SALVABILE!! Vuoi collaborare? CONTATTACI
Quando più di venti anni fa i primi intrepidi pionieri della Piana Fiorentina presentarono le loro proposte all'amministrazione pubblica non sapevano che esito avrebbero avuto, ma una grande fiducia muoveva i loro passi...Semplici cittadini, studenti universitari, professionisti, amici della piana, espressero a diverso titolo e sotto bandiere diverse, ma unite in uno stesso intento, la volontà di fare di tutto affinché una parte più ampia possibile della "piana naturale", fosse in qualche modo conservata. Alcuni credevano che fosse necessario convertire le aree umide e le fasce vegetazionali residue (fasce definite poi meglio come corridoi ecologici) in zone a stretta protezione, altri si accontentavano di mantenere il più possibile lo status quo. Conservare per essi stessi e per i propri nipoti. In seguito si affermò a livello globale la definizione meglio compiuta di biodiversità, definizione che si applica persino su scala territoriale.
Da allora tanta acqua è piovuta nella pianura e tanto, troppo di quello che rappresentava un pericolo per la naturalità e la biodiversità comprimeva e comprime sempre più le residue "aree naturali".
Qui non si tratta di criminalizzare lo sviluppo tecnologico e la crescita urbanistica in quanto tale, ma quello che è mancato e che manca ancora oggi è un piano generale che tenga conto dell'importanza che riveste la natura e la biodiversità, per l'uomo di oggi e ancor più per quello di domani.
Da allora tanta acqua è piovuta nella pianura e tanto, troppo di quello che rappresentava un pericolo per la naturalità e la biodiversità comprimeva e comprime sempre più le residue "aree naturali".
Qui non si tratta di criminalizzare lo sviluppo tecnologico e la crescita urbanistica in quanto tale, ma quello che è mancato e che manca ancora oggi è un piano generale che tenga conto dell'importanza che riveste la natura e la biodiversità, per l'uomo di oggi e ancor più per quello di domani.
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