Stagionalmente le aree umide della piana, i canali artificiali e persino i torrenti che l'attraversano, sono pesantemente attaccati dalle macchine sfalciatrici. Rimandiamo ad una visita al sito del Consorzio di Bonifica sulle ragioni di sicurezza contro le alluvioni e non entriamo nel merito, ma la questione della biodiversità che, con i tagli viene fortemente ridotta, deve essere fortemente ribadita: con i tagli delle alberature e in particola di siepi, "praterie" attigue i corsi d'acqua e vegetazione ripariale (quasi fino all'acqua) se ne vanno e spesso per sempre, cioè si estinguono localmente, molte delle importati emergenze naturali del territorio.
Il taglio radicale comporta spesso la ricrescita di piante invasive (per esempio di canna comune arundo donex, di artemisia, ailanto, robinia ecc) e fa si che la diversità svanisca quasi completamente con forte nocumento per piante e animali, collegati fra loro nella catena ecologica naturale.
Inoltre ogni sfalcio di vegetazione ancora verde comporta un aumento della evaporazione con perdita delle risorse idriche e aumento della temperatura locale, moltiplicato il tutto per l'estensione della piana...
CHE FARE? La soluzione è in parte contenuta nelle direttive della Regione, che puntano sì alla sicurezza, ma anche alla conservazione della biodiversità, si tratta di far pendere la bilancia più verso questo secondo aspetto con lo scopo di conservare e preservare il più possibile di quanto ancora rimane.
ATENZIONE qui non valgono le quote (il sistema delle quote acquistaili per compensare la CO2): anche se si devono riconoscere al Consorzio di Bonifica della azioni volte alla ricreazione di zone umide e di gestione un po' più morbida in alcune aree della piana, ciò non può valere a compensare la perdita, anche se stagionale dei collegamenti fra i corridoi ecologici che ancora sopravvivono.
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